Spending Review Emilia Romagna: indagine CNA, centro studi sintesi
gio 26 lug 2012Di seguito il comunicato stampa di CNA Emilia Romagna
Finanze locali in tempo di crisi: il bilancio di previsione della regione Tra manovre finanziarie tagli e spending review.
L’Emilia Romagna paga a caro prezzo il proprio contributo, ancora 1 miliardo al risanamento dei conti pubblici nel 2012
Bologna, 24 luglio 2012.Quanto costa al sistema nazionale delle Autonomie locali e a quelle dell’Emilia Romagna, il contributo al risanamento dei conti pubblici nazionali? Molto a guardare le cifre. Complessivamente, considerando i tagli ai trasferimenti statali e la stretta al Patto di stabilità interno, su Regioni, Province e Comuni grava una manovra di 17,6 miliardi di euro per l’anno in corso, ben 11,3 miliardi in più di quanto richiesto nel 2011. E il conto tenderà a salire ulteriormente nei prossimi anni. Le Amministrazioni locali dell’Emilia Romagna, nel 2011 hanno contributo per circa 463 milioni di euro: una cifra che è il risultato delle disposizioni del Dl 78/2010, che prevede un taglio crescente dei trasferimenti statali a Regioni, Province e Comuni. Per il 2012 ilconto per l’Emilia Romagna diventa ancor più salato; arriva a 1.048 milioni di euro, vale a dire 585 milioni in più rispetto a quanto richiesto l’anno precedente. Si tratta di una cifra che, in rapporto alla popolazione, ammonta a 236 euro procapite. Per il 2013, il sacrificio richiesto aumenterà di 65 euro per cittadino, arrivando a oltre 300 euro per abitante. Il contributo richiesto all’Emilia Romagna per l’anno 2012 è pari al 14% della spesa di Regioni, Province e Comuni al netto della sanità, funzione che viene regolamentata attraverso gli appositi Tavoli di monitoraggio del Ministero). L’impatto delle manovre sul Pil regionale non è affatto trascurabile, in quanto può essere stimato vicino allo 0,8% (anno 2012).
I dati sono frutto dell’analisi compiuta dal Centro Studi Sintesi che ha realizzato una ricerca per conto di CNA Emilia Romagna sul bilancio di previsione 2012 della Regione.
Un contributo pesante dunque, quello versato dall’Emilia Romagna, e non è finita. Nel 2013 il concorso al risanamento della finanza pubblica nazionale richiesto alla nostra regione cresce ulteriormente fino a raggiungere i 1.332 milioni per effetto delle maggiori richieste contenute nella “spending review” e per il venir meno degli sconti sul Patto di stabilità interno. Nel dettaglio, per l’anno 2012, il contributo richiesto alle Autonomie locali dell’Emilia Romagna risulta essere di: 469 milioni dalla Regione; 106 milioni dalle Province e 473 milioni dai Comuni.
“Non vogliamo fare del populismo – spiega Gabriele Morelli, segretario regionale CNA – ma i sacrifici richiesti ai cittadini di questa regione, peraltro tra le più virtuose, rischiano davvero di mettere in ginocchio famiglie e imprese. All’Emilia Romagna, Regione, Province e Comuni si chiede nel 2012 1 miliardo di euro, quasi 600 milioni in più dello scorso anno. E l’importo crescerà di ulteriori 300 milioni nel 2013. Tutto ciò si tradurrà in minori servizi ed in aumenti di ulteriori tributi locali, in una regione: l’Emilia Romagna, dove la copertura della spesa pubblica a partire dalla sanità e dai servizi sociali con risorse proprie, cioè con la contribuzione dei cittadini, era già molto elevata. E’ stato per evitare questi approdi che come CNA Emilia Romagna, spesso inascoltati, abbiamo spinto ed appoggiato in questi anni, la prospettiva federalista aperta con la legge 42, che doveva premiare la responsabilità amministrativa delle Istituzioni virtuose”.
Una situazione davvero pesante, aggravata dal fatto che nell’aggregato presentato, non figurano quelle misure che per le Amministrazioni locali sono a saldo zero ma che, tuttavia, producono effetti negativi sui cittadini. Si tratta di misure come l’aumento dell’aliquota dell’addizionale regionale IRPEF (+0,33%), compensato però da una corrispondente riduzione del Fondo sanitario alle Regioni; allo stesso modo, il nuovo assetto normativo dell’IMU non porterà nuove risorse ai Comuni (a meno che non decidano di ritoccare le aliquote) in quanto il maggior gettito verrà compensato da una analoga riduzione del Fondo sperimentale di riequilibrio. A livello procapite, il contributo a carico della Regione Emilia Romagna per il 2012 ammonta a 106 euro,valore di poco inferiore alla media delle Regioni ordinarie (115 euro). Le Province dell’Emilia Romagna dovranno farsi carico di un miglioramento della finanza pubblica pari a circa 24 euro per cittadino (media nazionale 33 euro). Per i Comuni emiliano-romagnoli, invece, il conto per l’anno 2012 sarà superiore rispetto alla media del comparto di 11 euro procapite (107 euro contro 96): verosimilmente, tale importo è l’effetto del criterio di riparto del taglio di 1.450 milioni disposto dalla manovra di dicembre che avverrà sulla base della distribuzione territoriale del gettito IMU, penalizzando soprattutto l’Emilia Romagna dove maggiore è la concentrazione di patrimonio immobiliare.
TENDENZE DI BILANCIO DELL’EMILIA ROMAGNA
Il bilancio di previsione della Regione Emilia Romagna per l’anno 2012 porta la data del 22 dicembre 2011, lo stesso giorno in cui è stato convertito in legge il decreto “Salva Italia”, provvedimento che ha modificato molti aspetti della finanza regionale e locale.
Tra il 2011 e il 2012 le entrate tributarie della Regione Emilia-Romagna, segnano una variazione positiva dell’1,6% di entità analoga a quella riscontrata l’anno precedente (+1,4%). I tributi propri nel 2012 appaiono sostanzialmente stabili, mentre continua la progressione delle compartecipazioni ai tributi erariali che dovrebbero crescere del 3,1%. Diversamente, nel 2012 è attesa una ulteriore flessione dei trasferimenti correnti (-11,8%): in appena due anni la Regione Emilia-Romagna ha perso il 35% dei trasferimenti correnti, con una riduzione netta di 293 milioni di euro: si tratta dell’effetto del taglio ai trasferimenti disposti dalla manovra d’estate 2010. Le spese correnti della Regione nel 2012 fanno segnare un incremento di 3,3 punti percentuali, non sufficiente, tuttavia, a compensare la riduzione del 5,5% evidenziata l’anno precedente. All’interno di questo titolo, si segnala la flessione delle spese per il personale (-1,6%) e delle spese per gli organi istituzionali (-3%), mentre appaiono in salita i trasferimenti correnti (+1,6%), destinati al finanziamento delle ASL e degli enti locali. Prosegue invece il calo delle spese d’investimento: nel 2012 la flessione rispetto all’anno precedente, è addirittura di oltre 15 punti percentuali, dopo che già nel 2011 era in calo del 3,9%. Gli effetti degli obiettivi di bilancio posti dal Governo hanno prodotto effetti negativi soprattutto sui capitoli di spesa dedicati allo sviluppo economico (-11,6%), alla salvaguardia del territorio (-14%) e all’istruzione (-10,4%). L’unico ambito di spesa che tiene rispetto al 2011 è quello inerente la tutela della salute e solidarietà sociale (+4%), anche se limitatamente alle politiche sanitarie (+4,3%). Il settore sociale rappresenta ampiamente la maggiore funzione di spesa (70,8%); seguono le uscite per la salvaguardia dello sviluppo del territorio (9,1%) e le spese per le politiche dell’istruzione e per lo sviluppo economico, entrambe con una quota di risorse pari al 3,1%.
Questo ad oggi. E dopo i tagli?Per rispettare i vincoli finanziari imposti dal Governo, Regione ed enti locali dell’Emilia Romagna saranno costretti verosimilmente a ridurre la spesa (soprattutto quella destinata agli investimenti) con ripercussioni negative sul sistema produttivo, e ad intervenire sulle leve tributarie: con le ultime disposizioni del Governo, è stato infatti superato il blocco agli aumenti delle aliquote delle tasse locali. Regione ed enti locali avranno pertanto la facoltà di aumentare IRAP, IMU addizionali IRPEF e gli altri tributi fino al tetto massimo consentito dalla normativa.
Il rischio di un aumento dei tributi locali è più che reale. La finanza regionale e locale è caratterizzata dall’incertezza sulle risorse disponibili: meno trasferimenti può dunque equivalere a più tasse. “Si tratta di una ipotesi molto probabile – dice Alberto Cestari del Centro Studi Sintesi - tanto che si può anche ipotizzare dove e quando. L’addizionale regionale IRPEF comporterà più 210 milioni di euro a seguito delle disposizioni del “salva Italia”. Per l’IRAP, se si optasse per l’incremento delle aliquote fino al massimo livello consentito, ci potrebbe essere un aggravio di 441 milioni di euro. Sacrifici anche sull’addizionale comunale IRPEF pari a 195 milioni di euro se tutti i Comuni dovessero portare l’aliquota allo 0,8%. Infine, una stima anche relativamente al gettito IMU, che potrebbe essere di + 81 euro per la prima casa; + 512 euro per un ufficio; +357 euro per un negozio; + 271 euro per un laboratorio e più 645 euro per un opificio”.
La responsabile comunicazione CNA Emilia Romagna
Cristina di Gleria