Una piccola impresa su due favorisce le dipendenti affinché possano portare i figli al nido, all’asilo o alla scuola, utilizzando orario flessibile e part time. E sempre una piccola impresa su due applica misure di welfare aziendale espressamente per dipendenti donna in particolare in tema di sanità, istruzione e fringe benefit.

“Nel nostro Paese – spiega Antonio Gramuglia, Presidente Cna Bolognadove i carichi di cura pesano ancora fortemente sulle donne, è grande la domanda da parte delle stesse di poter mantenere e aumentare i tassi di occupazione attraverso soluzioni e sostegni che combinino al meglio vita e lavoro. Non solo le donne costituiscono una popolazione lavorativa particolarmente importante in alcuni settori, ma ovunque forniscono un contributo professionale e di capacità relazionali prezioso per le aziende. Non si tratta quindi di proteggere una parte debole del mercato del lavoro, ma altresì di rendere sempre più sostenibile il lavoro di una componente decisiva del nostro apparato economico”.

Per analizzare al meglio questi aspetti, Cna Bologna ha effettuato una indagine tra un campione di un migliaio di piccole imprese associate in tema di welfare aziendale, conciliazione tempi di vita-tempi di lavoro e parità di genere, presso le proprie aziende, con risultati molto interessanti.

 

L’indagine Cna sul welfare aziendale nelle piccole imprese

Il 46% delle aziende Cna sta applicando misure di welfare aziendale, il 10% è intenzionato a farlo, mentre il 16% vorrebbe più informazioni. Il 10% vorrebbe applicarle ma non ha le condizioni per poterlo fare. Solo 1l 17% non è per nulla interessato ad applicarle.

“E’ un dato molto confortante – commenta Antonio Gramuglia – che conferma come la cultura del ‘welfare aziendale’ stia entrando con successo anche nelle imprese di più piccole dimensioni. Ed è grande l’attenzione verso le dipendenti donna: in pratica tutte le aziende che applicano il welfare aziendale ne prevedono misure specifiche per il personale femminile”.

Restando in tema di welfare aziendale, gli strumenti più utilizzati dalle piccole imprese in favore dei loro dipendenti sono per il 42% legati alla sanità, per il 39% ai fringe benefits (buoni acquisto, polizze assicurative, concessioni di prestiti ecc.), per il 12% all’istruzione, per il 5% alla previdenza complementare. Anche la risposta di chi per il momento non ha dipendenti è confortante: quando in futuro assumeranno, il 33% dice che certamente utilizzerà il welfare aziendale e il 22% lo farà molto probabilmente. Il 22% non crede che avrà dipendenti.

Cna ha poi chiesto alle imprese se applicano politiche aziendali che favoriscano la conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro (flessibilità aziendale, smart working ecc.). Il 40% le sta applicando per tutti i dipendenti e il 6% con una particolare attenzione per le dipendenti donne, il 4% lo farà a breve.

Un tema rilevante sono le azioni che le imprese adottano per favorire il personale femminile che ha figli piccoli. Il 46% delle piccole aziende intervistate afferma che favorisce le dipendenti con orario flessibile, part time e altre misure affinché possano portare più agevolmente i figli al nido, alla materna o a scuola. Il 15% è intenzionato a farlo a breve.

Infine Cna ha posto una serie di domande inerenti la “parità di genere”. Ha chiesto alle piccole imprese, ad esempio, se quando creano un team di lavoro sono attente affinché sia formato da uomini e donne. Il 43% ha risposto che si guarda alle competenze, quindi, ne possono fare parte sia uomini che donne, senza nessuna discriminazione. Il 43% ha risposto che per le caratteristiche dell’azienda, i lavori possono essere solo individuali.

Stesso ragionamento per quanto riguarda le progressioni di carriera all’interno dell’azienda: l’87% quando procede a promozioni o ad aumenti di stipendio premia chi viene ritenuto meritevole, senza nessuna discriminazione tra uomini e donne.

 

Nelle imprese Cna consistente la presenza di donne dipendenti e imprenditrici

L’universo delle imprese Cna prevede una presenza consistente di donne dipendenti seppur non maggioritaria (sono il 35% del totale) e di imprenditrici (il 24% del totale).

Per quanto riguarda le imprenditrici è interessante l’analisi che dimostra come il loro numero non dipenda dalle dimensioni dell’impresa: il 39% delle imprenditrici sono titolari di aziende con un solo dipendente, il 37% hanno aziende con oltre 50 dipendenti.

“Questo dimostra – commenta Maria Luisa Rubbi, Presidente Comitato Impresa Donna Cna Bologna - come un’imprenditrice abbia la capacità di guidare aziende strutturate con personale e con fatturati rilevanti, allo stesso modo che essere titolare di microaziende, negozi di prossimità e imprese ‘di nicchia’”.

Per quanto riguarda invece le dipendenti donne, il lavoro prevalente è quello impiegatizio per il 58%.

Analizzando complessivamente imprenditrici e donne dipendenti, i mestieri più diffusi sono: i centri estetici (l’89% di titolari e addetti sono donne), l’acconciatura (71%), il settore tessile (70%), i servizi di carattere sociale (63%), i servizi alle famiglie (56%), l’artigianato artistico (50%).

Infine, rispetto alle fasce di età, quella prevalente (17%) è compresa tra i 50 e i 54 anni, seguita (16,5%) da quella compresa tra i 55 e i 59 anni.

Percentuali inferiori per le fasce più giovani: 8% tra i 30 e i 34 anni, 7% tra i 25 e i 29 anni, 6% tra i 20 e i 24 anni.

 

Il tema del “Gender procurement”

È oggi di grande attualità il tema del “Gender Procurement” nelle gare d’appalto, come prospettato negli interventi sul Pnrr. Ovvero una premialità alle aziende che prevedono una consistente presenza di donne in organico e che praticano politiche per la parità di genere. Questi dati raccolti da Cna sono particolarmente utili in quanto dimostrano come sia indispensabile fare riferimento non solo alle donne dipendenti ma anche alle donne imprenditrici nei criteri del “Gender Procurement”, solo nelle imprese Cna sono 2.700 le donne imprenditrici.

Peraltro, il “Gender Procurement” può essere di più difficile applicazione nelle piccole imprese se le certificazioni dovessero essere troppo rigide, mentre sempre dai dati Cna si dimostra che in molti settori il mondo delle piccole imprese e dell’artigianato ha superato il 50% di occupazione femminile e si hanno percentuali migliori della media nazionale.

Cna affianca le imprese che vogliano ottenere la certificazione UNI/PdR 125:2022 aiutando le aziende che vogliono realizzare azioni per la parità di genere, anche trasformando la cultura aziendale e i sistemi di gestione. Questa certificazione è una prassi derivata da un Tavolo di lavoro sulla certificazione di genere delle imprese previsto dal Pnrr Missione 5 e disciplinata da altri provvedimenti legislativi.