Pensionati aperti al “digitale” sanitario e a strutture innovative

Pensionati aperti al “digitale” sanitario e a strutture innovative

I pensionati bolognesi sono grandi utilizzatori delle strutture sanitarie, soprattutto pubbliche; sono aperti a modalità di fruizione “digitale”; sono disponibili a rivolgersi a strutture innovative come saranno le Case di Comunità. È questa la sintesi di un sondaggio realizzato da Cna Pensionati Bologna su un campione di un migliaio di propri associati.

 

Nel dettaglio: un pensionato bolognese su tre quest’anno è andato al pronto soccorso; due su tre si sono rivolti ad un ospedale pubblico per visite o ricoveri; altrettanti ad un ambulatorio pubblico o casa della salute per visite analisi e terapie.

Un pensionato bolognese su tre si è rivolto ad una struttura ospedaliera privata/casa di cura, due su tre ad un ambulatorio privato.

 

Nove pensionati su dieci hanno contattato il proprio medico di famiglia: il 30% recandosi solo di persona, il 60% anche telefonando, il 40% anche inviando una mail. Oltre il 60% ha utilizzato Spid e il 78% il Fascicolo sanitario elettronico da soli o facendosi aiutare da un familiare.

 

Il 50% sa che si apriranno Case della Comunità, il 95% è interessato a saperne di più.

 

Sono questi i risultati di un sondaggio realizzato da Cna Pensionati Bologna, realizzato in occasione del convegno “Pnrr Missione 6-Sanità” che si è svolto giovedì 13 ottobre presso la Sala Mediateca Cubo in Piazza De Mello 3 a Bologna.

 

Il convegno PNRR Missione 6-Sanità

 

Dopo il saluto iniziale di Lorenzina Falchieri Presidente Cna Pensionati Bologna e l’introduzione di Marco Gualandi Vicepresidente Cna Bologna, è toccato a Salvatore Cavini Presidente Cna Pensionati Emilia Romagna spiegare i contenuti fondamentali del Pnrr riferito alle strutture sanitarie emiliano romagnole e bolognesi.

 

“Sono dieci anni che ci sono stati tagli alla sanità – ha spiegato Cavini – finalmente si è invertita la rotta. Non si considera più la sanità solo come un costo. Col Pnrr ci saranno a disposizione 530 milioni di euro per le ausl e ospedali bolognesi. Occorre creare le condizioni perché le pmi possano partecipare a questi bandi. Attualmente sono 125 le case della salute in Emilia Romagna, arriveremo a 170 case di comunità, dove salute e welfare andranno insieme. Poi nasceranno gli ospedali di comunità per le degenze brevi. Si punterà sulla telemedicina. Però ora mancano 5.000 infermieri in regione e potrebbe andare in pensione il 40% dei dottori”.

 

“Il diritto alla salute è un diritto fondamentale – ha proseguito l’assessore al Welfare del Comune di Bologna Luca Rizzo Nervoe la spesa italiana è sotto la media europea. Il Pnrr non solo dà soldi certi ma anche tempi certi: nel 2026 bisogna avere speso i soldi del piano. In Emilia Romagna la domiciliarità è già di casa, però il Pnrr è ugualmente sfidante. Le Case di comunità dovranno essere strutture di accesso per tutti i bisogni sanitari, sarà un luogo fortemente identitario. La prima nascerà al quartiere Savena dove sorge l’attuale sede del Quartiere. Sarà disponibile anche un Punto Unico di Accesso che saprà orientare in modo professionale le persone che vi accedono. Vorremmo che diventasse un modello nazionale. Certamente Cna e le altre associazioni avranno un ruolo rilevante nell’accompagnamento della programmazione di queste nuove strutture”.

 

“Siamo preoccupati per il declino demografico – ha concluso Claudio Pazzaglia Direttore Cna Bologna – il tema sociale sarà sempre più rilevante. Siamo aperti al mondo e quindi anche l’offerta sanitaria della nostra regione deve essere all’altezza. Ci vogliono politiche di immigrazione nuove, di qualità, che preveda anche una vocazione al mestiere sanitario. Occorrono salari adeguati e percorsi di carriera adeguati per chi lavora nella sanità. C’è un grande lavoro da fare coi giovani, va superata la fase di emergenza emozionale causata dalla pandemia”.

 

Scarica il sondaggio di Cna Pensionati sull’utilizzo delle strutture sanitarie