Ristoratori, decalogo per aprire

Ristoratori, decalogo per aprire

Regole chiare sulla sicurezza e che siano realisticamente applicabili dai ristoranti. Una legge sugli affitti privati che garantisca meno tasse al proprietario e quindi sconti al ristoratore che ha il locale in affitto. Togliere la quota di tasse e spese fisse dalle utenze. Una dilazione del credito con restituzione dei prestiti anche fino a dieci anni. Prolungamento degli ammortizzatori sociali per i dipendenti.

A livello locale: l’impegno della Regione a portare al Governo le esigenze di ristoranti; lo stanziamento di risorse a fondo perduto per turismo ed enogastronomia; la declinazione dei protocolli sicurezza a livello locale così da rispondere ad esigenze territoriali.

Infine per quanto riguarda il Comune di Bologna bene gli sconti Tari e Cosap; ma sarà necessario aumentare gli spazi a disposizione dei ristoranti che vorranno ampliare all’esterno la vendita così da poter distanziare i clienti, spazi soprattutto pubblici che potrebbero essere dati in gestione a ristoratori e baristi.

E’ il decalogo dei ristoratori di Cna Bologna, una cinquantina tra ristoranti, trattorie e agriturismi nell’area metropolitana di Bologna. “Il tema non è solo quando, ma come ripartire – spiegano Paolo Carati, titolare del Caminetto d’Oro e Presidente di Cna Area Città di Bologna e Massimiliano Poggi, titolare dell’omonimo ristorante al Trebbo e Presidente Cna Agroalimentare Bologna -. Devono essere chiare le responsabilità, le regole sulla sicurezza e che siano realisticamente applicabili. Occorre dunque che i ristoratori e le loro associazioni siedano ai tavoli dove vengono prese le decisioni. In questi anni i ristoratori bolognesi hanno fatto grandi investimenti, sollecitati nel rendere Bologna fortemente attrattiva per i turisti. Ora rischiano di stare fermi per mesi e molti temo che non riusciranno a ripartire se Governo, Regione e Comune non ci ascoltano”.

“In queste settimane – proseguono Carati e Poggi – non è che siamo stati fermi. Abbiamo creato piattaforme digitali per le consegne, abbiamo studiato nuove modalità di vendita e di futura accoglienza per i nostri clienti. Ma siamo come pesci che si stanno muovendo in pochissima acqua. E se molti dovessero chiudere, costringendo a lasciare a casa i dipendenti, si aprirebbero problemi enormi di carattere sociale. Siamo ancora in tempo per impedirlo. Noi ristoratori Cna siamo pronti ad ascoltare e a metterci in gioco, ma soprattutto il Governo ci deve ascoltare”.


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