PICCOLE IMPRESE E VALUTAZIONI DI SOSTENIBILITÀ

PICCOLE IMPRESE E VALUTAZIONI DI SOSTENIBILITÀ

Sempre più l’Europa definisce le proprie strategie puntando su obiettivi di sostenibilità, sia come risposta alle emergenze ambientali e alle ricadute negative che queste creano anche a livello di impatto economico, sia come stimolo a conseguire una leadership tecnologica da parte delle imprese europee attraverso la ricerca di soluzioni innovative e sempre più performanti in grado di coniugare produttività e tutela dell’ambiente.

 

A marzo 2018 è stato varato il Piano d’Azione per finanziare la crescita sostenibile attraverso il quale si punta ad orientare i flussi di capitale verso le attività sostenibili che vengono valutate attraverso i cosiddetti criteri ESG: la sostenibilità di un’azienda si misura sia attraverso l’impatto ambientale e sociale che essa genera con le proprie attività sia tramite i modelli adottati per la gestione del personale e la governance.

 

Con il Piano della Finanza Sostenibile è stato rafforzato, con una più ampia ricaduta, il quadro normativo che ha introdotto e regolamentato l’obbligo della comunicazione di informazioni non finanziarie. Al momento in questo ambito è operativo in Italia il D.Lgs 254/2016 di recepimento della Direttiva UE 2014/95 che si applica, oltre che alle banche e alle imprese di assicurazione, alle imprese quotate in borsa con almeno 500 dipendenti e almeno 40.000.000 di euro di fatturato o 20.000.000 di euro a livello di stato patrimoniale. Con la proposta di una nuova Direttiva UE, presentata nell’aprile del 2021, si va ad estendere l’ambito di applicazione dell’obbligo di rendicontazione non finanziaria, coinvolgendo tutte le grandi imprese (con almeno 250 dipendenti, fatturato superiore a 40.000.000 di euro, totale attivo di stato patrimoniale superiore a 20.000.000 di euro) e tutte le PMI quotate in borsa (escludendo solo le microimprese).

 

La rendicontazione non finanziaria serve per determinare il posizionamento delle imprese rispetto ai criteri ESG, determinando così un rating che influenzerà sia i flussi di capitali degli investitori sia l’accesso al credito bancario ma anche a finanziamenti pubblici.

Nel prossimo futuro, quindi, la solidità di un’impresa sarà misurata non solo tramite dati esclusivamente finanziari ed economici ma anche attraverso la capacità che la stessa ha nell’assicurare obiettivi di tipo ambientale, sociale e di governance.

 

Nelle valutazioni che le aziende soggette alla Direttiva CSRD saranno chiamate a fare per la propria rendicontazione finanziaria dovranno essere considerati anche gli aspetti inerenti alla catena di fornitura, coinvolgendo pertanto anche imprese non direttamente soggette alla nuova normativa.

 

Dato questo quadro normativo, i cui effetti inizieranno a prodursi in un arco temporale piuttosto prossimo, CNA Bologna ritiene necessario verificare la situazione presso i propri associati al fine di mettere in campo misure utili ad identificare tutte le possibili criticità e ad accompagnare le imprese nei processi per incrementare i propri rating ESG, per far sì che le imprese si facciano trovare pronte e riescano a cogliere le opportunità competitive che la sostenibilità può dare.

 

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