Diciassette aziende di San Pietro in Casale che quest’anno hanno festeggiato una loro ricorrenza [...]
Sono una trentina le aziende socie Cna disponibili ad impiegare altrettanti profughi ucraini attualmente ospitati nei centri di accoglienza e nelle famiglie bolognesi.
Cna ha inviato alle imprese bolognesi una richiesta di manifestazione di interesse e tra le risposte arrivate c’è la disponibilità verso figure quali addetti alla ristorazione, all’acconciatura, all’impiantistica, al magazzino e alla movimentazione merci, all’edilizia, alla guida di autocarri. Diverse altre aziende hanno manifestato un interesse verso “persone volenterose che vogliano imparare”, altre genericamente verso “addetti anche non specializzati”.
Le imprese, che hanno risposto alla sollecitazione di Cna, sono aziende dell’autoriparazione, dell’edilizia, dei trasporti, della produzione macchine movimento terra, della ristorazione, del settore Itc, saloni di acconciatura ed estetica.
“Come ormai è noto molti settori economici bolognesi lamentano una grande difficoltà a trovare manodopera – spiega Claudio Pazzaglia, Direttore Cna Bologna -. Per cui Cna ha voluto verificare l’interesse immediato delle aziende a procedere a colloqui con persone che in questo momento vivono a Bologna, fuggiti dall’Ucraina. Al Comune di Bologna invieremo l’elenco delle disponibilità delle nostre aziende, sperando che l’incontro tra domanda e offerta di lavoro possa concludersi positivamente”.
“Cna si sta impegnando molto nei confronti della popolazione ucraina, è in corso una sottoscrizione per raccogliere fondi da destinare all’accoglienza dei profughi insieme a Banca di Bologna, Bcc Felsinea ed Emil Banca – prosegue Claudio Pazzaglia -. Le imprese e i dipendenti Cna, come tutto il mondo, sono rimasti colpiti dalla violenza a cui è sottoposta l’Ucraina e stanno cercando per quanto è possibile di dare una risposta, quantomeno agli ucraini che hanno scelto Bologna come rifugio”.
Diversi imprenditrici e imprenditori hanno dato anche la disponibilità ad accogliere nelle loro abitazioni profughi dall’Ucraina.