Batte forte il cuore di CNA Bologna in favore degli alluvionati [...]
Indagine Cna su un campione di 1.000 aziende bolognesi
Il Segretario Cinzia Barbieri: “Le piccole imprese stanche di essere spremute”
“Occorre ridurre la pressione fiscale, la città metropolitana sarà banco di prova
Le pmi bolognesi non devono essere penalizzate nelle gare di appalto”
“Per il 2015 Cna punterà a proporre opportunità di affari per gli artigiani
Sarà creata una business community e tanti eventi per trovare nuovi clienti”
Soffocati dalle tasse, senza nuovi clienti in grado di sostituire quelli storici che sono venuti a mancare, schiacciati dalla burocrazia. Gli artigiani e le piccole imprese bolognesi vedono un 2015 ancora molto grigio, senza grandi segnali di ripresa. Soffrono in particolare i settori delle costruzioni, degli impianti e della moda. Più ottimismo nell’alimentare e nella produzione manifatturiera. E’ in estrema sintesi quanto emerge dall’indagine realizzata da Cna su un campione di un migliaio di aziende appartenenti ad otto settori molto rappresentativi: produzione, moda, alimentare, costruzioni, impianti, autoriparatori, trasporti, benessere.
“Gli artigiani ce lo dicono a gran voce, sono stanchi di essere spremuti – commenta Cinzia Barbieri, Segretario Cna Bologna -. L’artigianato e la piccola e media impresa rappresentano il tessuto sociale della nostra comunità, oltre il 95% delle aziende bolognesi. La loro voce va ascoltata”.
“Per questa ragione Cna nel 2015 si impegnerà con forza su due traiettorie – prosegue Cinzia Barbieri -. Da un lato agiremo con le Istituzioni affinché si riducano le difficoltà che stanno colpendo gli artigiani: dagli ultimi dati risulta che nel 2014 in provincia di Bologna hanno chiuso 2.100 aziende artigianali. Questo calo non è compensato dalle nuove iscrizioni, 1.900. Il differenziale è ancora una volta negativo, 200 artigiani in meno rispetto al 2013. Sono cifre che devono far riflettere tutti. Dunque occorre assolutamente agire affinché si riduca la tassazione nazionale e locale”.
“Le imprese bolognesi sono seconde in Italia come pressione fiscale, precedute solo da quelle romane: il 74,2% del loro reddito se ne va in tasse, dal 2011 la pressione fiscale è salita del 10%, Cna ha calcolato che fino al 29 di settembre quello che un’azienda guadagna serve a pagare le tasse. Non si può continuare ad aumentare la pressione fiscale per pagare i servizi erogati dai Comuni. Occorre pensare a nuove dinamiche, affidando ai privati più servizi, riducendo così i costi per i Comuni. Pensiamo che la futura Città metropolitana sia il banco di prova giusto per sperimentare questo percorso: tasse locali uniformi tra i Comuni e più basse per le imprese, servizi in sussidiarietà garantendo qualità ai cittadini”.
“La seconda traiettoria – continua Cinzia Barbieri – è trovare nuove occasioni di business per artigiani e piccole imprese bolognesi. Il primo tema è quello degli appalti, le nostre piccole imprese devono essere messe nelle condizioni di partecipare senza essere penalizzate da logiche al massimo ribasso. Per quanto riguarda Cna ci impegneremo per sviluppare una business comunity tra le nostre imprese che favorisca nuove occasioni di affari, organizzeremo grandi eventi per mettere in vetrina le nostre imprese e sempre più a contatto con nuovi clienti sia bolognesi che internazionali”.
“Penso alle celebrazioni per il settantesimo anniversario di Cna Bologna che ricorre quest’anno, al modello Cioccoshow New York che verrà replicato ed esteso ad altri gruppi di imprese di altri settori, alla partecipazione delle nostre imprese in due eventi strategici per il 2015: Expo e Fico”.
Nel 2014 il 45% delle imprese ha visto ridursi ulteriormente il fatturato
Per quest’anno solo il 12% prevede una crescita
Nel sondaggio, Cna ha chiesto alle sue imprese come erano andati i fatturati nell’ultimo semestre 2014 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente: per il 45% dell’imprese sono diminuiti, per il 41% sono rimasti stabili, solo il 12% ha registrato un aumento. I cali più rilevanti hanno riguardato moda (62%), costruzioni (50%) e impianti (50%).
Cosa vi aspettate dai primi mesi del 2015, è stato poi chiesto. Il 51% prevede una stabilità del fatturato rispetto al 2014, che non è una buona notizia visto che lo scorso anno è stato il peggiore da quando è scoppiata la crisi. Per il 36% delle imprese il fatturato diminuirà ulteriormente, solo il 13% prevede una crescita. I settori più ottimisti sono quelli dell’alimentare (il 21% prevede una crescita) e la produzione (25%).
Per quanto riguarda le previsioni sul personale, il 77% prevede che rimarrà stabile, il 16% pensa che dovrà ridurlo, solo il 6% ha intenzione di aumentarlo.
Le imprese, e questo è il dato più positivo emerso dal sondaggio, continuerà ad investire: il 51% dichiara di non rinunciare ad investimenti programmati in precedenza, il 32% li rinvierà e il 16% dovrà cancellarli.
Ma quali sono gli aspetti che minacciano gli artigiani e le piccole e medie imprese bolognesi? Dal sondaggio esce in pratica un plebiscito. Il 40% dichiara espressamente che è l’elevata tassazione a mettere in crisi la propria attività. I settori che si sentono maggiormente spremuti dalle tasse sono gli autoriparatori (48%), gli acconciatori ed estetisti del benessere (51%). Il 16% delle imprese ha visto ridurre gli acquisti e la richiesta di servizi da parte dei propri clienti storici, il 12% lamenta una mancanza di nuova clientela e sempre un 12% l’insolvenza dei propri clienti. Per il 10% il clima di sfiducia generale non aiuta la ripresa, il 7% segnala come criticità il costo del lavoro. Solo il 3% dichiara di avere problemi nell’ottenere credito dalle banche. Questo dato così basso, secondo Cna, è dovuto a vari fattori: le aziende da un lato non chiedono più credito a causa della crisi, dall’altro lo strumento dei Confidi è ancora un grande facilitatore nel fare ottenere credito agevolato alle imprese. Uno strumento comunque sotto stress, visto quanto è stato utilizzato in questi anni.
Quali sono dunque gli interventi che le aziende ritengono maggiormente urgenti? Anche a questa domanda, la risposta è praticamente corale: il 46% chiede a gran voce una riduzione della pressione fiscale. La riduzione della burocrazia è l’altro grande tema che interessa le imprese, per il 22% sarebbe il primo intervento da mettere in campo. L’8% chiede maggior credito dalle banche, il 7% un sostegno per individuare nuovi business, il 6% consulenze alle imprese per farle crescere sul mercato, il 3% un sostegno per entrare con successo sui mercati esteri.